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Risposta a Le Iene “Quello che i medici non dicono” Malasanità

Difeso e Risarcito è finito sul programma televisivo de “Le Iene”, la popolare trasmissione di Italia 1. In particolare in un servizio sulla MEDICINA DIFENSIVA condotto dalla Iena Nadia Toffa “Quello che i medici non dicono” del 26 gennaio.

Conoscendo e apprezzando il programma de “Le Iene”, che normalmente produce servizi ottimi e utili, siamo sorpresi della superficialità del servizio e dalla pressapochezza del contenuto divulgato. Veniamo infatti nominati, con tanto di riproduzione del nostro spot http://www.iene.mediaset.it/puntate/2016/01/26/toffa-quello-che-i-medici-non-dicono_9870.shtml (esattamente al minuto 7,35) tra diversi avvocati e realtà che “istigano” e “spingono” i danneggiati da malasanità a procedere con una causa (penale) contro i medici che li hanno curati od operati.

Il nostro disappunto è motivato dal fatto che, evidentemente , chi ha progettato il servizio non si è documentato andando a leggere la nostra pagina “Chi Siamo” (https://www.difesoerisarcito.it/risarcimento-danni-come-funziona) nella quale indichiamo come agiamo e spieghiamo che non prendiamo in considerazione tutte le richieste di risarcimento per malasanità che ci vengono presentate, ma viceversa procediamo con una attenta valutazione. Si legge infatti: “La professionalità in questo tipo di attività è di fondamentale importanza, pertanto portiamo avanti solo azioni fondate, quando cioè venga da noi accertata la reale responsabilità del danneggiante!”.

Nel servizio si fa di tutta l’erba un fascio. Come per qualsiasi tipo di lavoro però è fondamentale distinguere chi lavora seriamente da chi non lo fa: chi agisce facendo quello che promette e chi non mantiene le promesse.

Difeso e Risarcito è nato per essere un aiuto concreto al cittadino in difficoltà che ha subito un torto. Per la precisione, qualsiasi tipo di torto (mancati rimborsi assicurativi, cadute, etc.). Volendo però restare nel campo della malasanità vorremmo ricordare a medici e giornalisti che Difeso e Risarcito, per il particolare modo in cui opera, senza cioè chiedere nessuna anticipo al cittadino e venendo pagato solo al raggiungimento dell’eventuale risarcimento, addossandosi i costi in caso di sconfitta (fondamentale per chi ha bisogno e non ha i mezzi e/o le conoscenze per rivolgersi ad avvocati e/o medici legali), non istiga i pazienti insoddisfatti a procede contro i sanitari. Viceversa, rappresentando una squadra di professionisti (medici legali, periti, fisiatri, medici specialisti), procede con una accurata e approfondita analisi sia sotto il profilo legale che quello medico legale. Questo ci porta a valutare se effettivamente c’è un qualche tipo di responsabilità da parte dei sanitari o delle strutture. Non abbiamo nessun tipo di interesse a portare avanti cause infondate né sotto un profilo etico/morale né sotto un profilo prettamente economico (rimettendoci noi le spese in caso di sconfitta). Anzi, riteniamo di svolgere un servizio alla Sanità facendo da filtro, impedendo in sostanza che si proceda per malasanità in maniera scriteriata. Dati alla mano, facciamo presente che su 100 richieste che ci arrivano per procedere per ottenere un risarcimento contro un medico o un ospedale, ne portiamo avanti 1. Questo vuol dire che 99 persone vengono dissuase (i motivi della dissuasione sono diversi, come per esempio l’insorgere di complicazioni non dovute alla responsabilità umana o la mancanza di presupposti, etc.). Forse altre realtà le porterebbero avanti tutte 100 ma, ci teniamo a sottolineare che noi non lo facciamo: noi non lavoriamo così!

Precisiamo che penalmente agiamo solo per pochi casi molto gravi (una lesione di un nervo può portare ad una responsabilità civile e non penale, viceversa la morte di un neonato, per esempio, può essere motivo di responsabilità penale e la differenza di gravità non credo che meriti spiegazioni). Siamo d’accordo con la conduttrice e con i sanitari che il codice penale andrebbe modificato e che non è giusto equiparare, dal punto di vista della pena, l’azione del medico che ha tentato di curare una persona, magari in grave stato di salute e gli ha prodotto la morte, con chi ubriaco al volante uccide un passante. Ma siamo anche fermamente convinti che se c’è una responsabilità comprovata, una chiara colpa del medico, allora, come qualsiasi altra persona che produce un illecito (con gravi conseguenze) il responsabile deve essere denunciato. Qualsiasi persona che fa un lavoro dal più semplice al più difficile deve assumersi le sue responsabilità. E comunque, da ogni comportamento umano conseguono delle responsabilità. Se un medico, e chiunque altro in qualsiasi professione, non si sente di rispondere di un errore, non faccia il medico! Ad esempio il medico che non vuole rischiare e, per paura di una denuncia, non opera, quando questa è necessaria seppur complessa e rischiosa, è un chiaro esempio di malasanità e pertanto il medico va denunciato. Sarà il Giudice che stabilirà il torto e la ragione.

Durante tutti i nostri anni di lavoro, abbiamo riscontrato inoltre che la maggior parte delle persone che vengono da noi per un’azione contro la malasanità, NON LO FANNO ESCLUSIVAMENTE PER UNA QUESTIONE ECONOMICA MA LO FANNO PER UNA QUESTIONE DI GIUSTIZIA E SOPRATTUTTO PERCHÉ NON POSSA SUCCEDERE A QUALCUN ALTRO QUELLO CHE LORO HANNO SUBITO. Sostenere il contrario, che cioè una persona danneggiata agisce solo per soldi significa umiliare e sminuire chi ha subito e vissuto delle sofferenze che chi li sta accusando nemmeno si immagina.

 

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